martedì 7 dicembre 2010

Reti Cultrali in Italia ed Europa
Motivazioni, strutture, analisi e case history; struttura riassuntiva
di Fabrizio Gavosto
pdf di presentazione con schemi e case history al link: http://dl.dropbox.com/u/6379832/xsicilia-reti/Reti%20Nazionali%20ed%20Europee.pdf

1.Perchè fare “Rete”

In tempi di crisi, ma anche in tempi “normali”, operare nel settore culturale significa affidarsi ai voleri e alle decisioni di politici ed amministratori, elementi soggetti a cambiamento per elezioni, simpatie, tendenze politiche.
Operare singolarmente in questa situazione non è certamente semplice. Inoltre, nel caso di festival e eventi sopratutto nell'ambito del teatro, del circo e del teatro di strada, le dimensioni e l'influenza degli operatori, pur se vasta, non puo certo definirsi di importanza nazionale, se presi singolarmente.
Ultimo, non è possibile, con budget relativamente poco significativi, disporre e gestire in un solo evento una filiera completa di produzione culturale.
Per tutti questi motivi, fare rete significa aumentare le proprie capacità operative, condividendo risorse, professionalità e circuiti, ed allo stesso tempo guadagnare in visibilità, peso politico e capacità di condividere parti della filiera di creazione in ambito culturale.

  1. Cosa è una rete e come funziona

Una rete culturale è un insieme di strutture che seguono insieme un percorso comune, che può essere di vari generi e tipologie. Una rete culturale si forma sovente in modo spontaneo in ambito territoriale o all'interno di un settore, sopratutto in momenti di cambiamento sociale o economico dell'ambito in cui operano gli enti costituenti, oppure può formarsi per iniziativa di un ente pubblico, comune regione, stato, che eroga specifici contributi o facilitazioni al fine di creare reti omogenee od eterogenee.
Ci occuperemo qui della prima tipologia, quella spontanea, che rappresenta la tipologia più dinamica e creativa.
La rete spontanea nasce per confrontarsi con la complessità delle trasformazioni economiche, sociali e territoriali presenti nel nostro tempo, che richiedono capacità di proposta, progetti e risorse che i singoli comuni o enti culturali spesso non sono in grado di garantire e che presuppongono un linguaggio comune e un'unità d’intenti da parte di più attori culturali. Questo genere di rete si diversifica a seconda delle tipologie e degli stimoli che la inducono a nascere, pur in molti casi accomunando più tipologie di mebri o di intenti. Queste tipologie tipiche vengono individuate analizzando le motivazioni e le modalità operative di ciascuna rete, e sono:

  • tipologie di reti
  • reti di obbiettivo
    Le reti di obbiettivo nascono intorno a necessità culturali spesso di origine economica, e sono finalizzate al raggiungimento di obbiettivi prefissati tramite la messa in comune di professionalità o risorse specifiche. Esse sono una delle forme più comuni, ed hanno spesso una durata limitata nel tempo ed una collaborazione ristretta all'ambito operativo. In ambito culturale sono di scarso interesse, non permettendo sempre di sviluppare politiche e progetti culturali di lungo termine ed ampio respiro. Peraltro, a volte esse rappresentano la fase iniziale di costituzione di associazioni o copeerative (abrogazione o approvazione di leggi specifiche, ottenimento di contributi o modifiche sociali, etc)
  • reti di contenuto
Le reti di contenuto, al contrario della precedente, nasccono dalla condivisione etica ed ideologica di modalità operative e di finalità, spesso di tipo sociale o culturale. Esse rappresentano la tipologia di rete più interessante e duratura, ponendosi come basi per percorsi culturali e sociali in evoluzione costante, e condividendo tra i membri buona parte delle risorse. Alle origini di queste reti si trovano praticamente sempre dei “manifesti” scritti o sottintesi, che danno unità e senso di appartenenza ai componenti delle stesse.

  • reti di funzionamento e di percorso
    Le reti di funzionamento e di percorso sono in qualche modo analoghe alle reti di obbiettivo, differenziandosi da queste per la maggior durata e integrazione dei membri. Le reti di funzionamento nascono per condividere strutture o opportunità, centralizzando determinati servizi, al fine di abbattere i costi e incrementare la capacità operativa.
    Le reti di percorso condividono un percorso storico, sociale o culturale e spesso nel lungo periodo si trasformano in reti di contenuto. Il networking relativo manifesta volentieri aspetti misti appartenenti ad altre tipologie e raggruppa enti dissimili e vari
  • reti territoriali
    Le reti territoriali sono fondalmente diverse dalle altre tipologie, basandosi principalmente sull'appartenenza ad un territorio, ed accomunando enti, istituzioni e persone diversi. Si sviluppano spesso su aree limitate per fare fronte ad esigenze, sviluppare progetti o condividere obbiettivi e risorse. Sono quasi sempre formate da un misto di persone fisiche, associazioni, cooperative, fondazioni e istituzioni varie, e fanno spesso capo ad un comune od a una provincia. Spesso formano reti di obbiettivo o di funzionamento, centralizzando alcuni servizi e demandando ad un membro o al capofila il reperimento di risorse. Sono finalizzate a fornire servizi agli abitanti del territorio o a sviluppare progetti culturali, turistici o sociali di tipo locale.
  • modalità di funzionamento
Le modalità di funzionamento delle reti variano profondamente, a seconda che esse siano indotte o spontanee, ed anche in funzione della loro estensione, omogeneità e dimensione.

  • reti nazionali
  • reti indotte
    Le reti indotte nascono quasi sempre per volontà di un ente pubblico (ministeri, regioni, province) ed i membri vengono selezionati tramite bandi, o tramite convocazione diretta. La rete fa capo dunque all'ente che la crea, e n e è dipendente per quanto riguarda fondi, e (quasi sempre) comunicazioni e visibilità. Essa è sempre quindi una rete a struttura piramidale, dove non vi è quasi contatto tra i membri, se non passando dal vertice (ente). La durata di queste reti è limitata alla volontà politica e alla disponibilità economica dell'ente promotore stesso.
  • reti spontanee
Le reti spontanee nascono sovente da incontri all'interno di festivals, convegni o incontri. Spesso non si ha una chiara percezione della nascita di questa tipologia di rete sino al momento in cui essa non viene formalizzata. La rete spontanea nasce a seguito della creazione di un manifesto ideologico, che spesso viene formalizzato e scritto solo tempo dopo, al momento di formalizzare e dare una struttura ed uno statuto alla rete stessa. Essa è quasi sempre di tipo orizzontale e ,a seconda delle dimensioni, prevede a volte un direttivo, o una tavola di rappresentanti, un direttore ed un presidente. È la tipologia che permette maggior durata, innovazione e capacità realizzativa a livello di progetti culturali, essendo generalmente una rete di contenuto. Inoltre può presentare grandi capacità di espansione verso membri che si riconoscono nel contenuto, nelle modalità e nel manifesto. Piccola o grande che sia, comporta il continuo incontro e confronto dei membri, che sviluppano al suo interno meccaniche costruttive e progettualità anche a lungo termine, approfondendo e sviluppando il sistema di condivisione di risorse e professionalità.

  • reti transnazionali ed Euro reti
    Come per le reti nazionali e territoriali, le reti transnazionali si dividono in varie tipologie. È però preponderante la presenza di reti di contenuto o comunque di struttura orizzontale. Le reti transnazionali spesso sono originatrici di progetti di ampio respiro, specialmente , ma non solo, in ambito europeo. Esse sono i maggiori fruitori delle risorse messe in campo dal Consiglio Europeo, specialmente (Euro reti) nell'ambito degli Interreg all'interno di euroregioni, ma anche dei Culture, Alcotrà e Gruntvig. Queste reti non si limitano però solo ai progetti finanziati, ma sono esse stesse finanziatrici e promotrici di progetti, programmi di formazione e di innovazione culturale. Esse sono i principali referenti in ambito europeo e mondiale per i governi nazionali e per i paesi extraeuropei, portando avanti un fruttuoso lavoro di collegamento tra realtà in evoluzione costante.


    3. Il “Manifesto”, strumento fondamentale di creazione di una rete culturale
Le reti di tipo orizzontale, così come quelle di tipo piramidale o verticale, si basano sui cosidetti “manifesti” culturali. Questi possono essere (e sono spesso ) di tipo ideologico, ossia basati non su obbiettivi comuni o su aspetti operativi, ma sulla condivisione di idee e principi. Il “manifesto” permette allo stesso tempo un allargamento della rete a nuovi membri che ne condividono il contenuto e una riconoscibilità da parte sia degli utenti finali che delle istituzioni. Esso rappresenta, in forma scritta, le motivazioni e le idee fondamentali condivise dal nucleo originatore della rete stessa, e né è allo stesso tempo motore, collante, attrattore e fine. Una rete che non condivide un manifesto comune difficilmente può essere considerata stabile, presentando un fenomeno di deriva e di progressivo smembramento. All'interno di una rete ristretta il “manifesto” può essere tranquillamente sottinteso e non esistere in forma scritta e codificata. Quando però vi è un allargamento della rete, il “manifesto” viene redatto e reso pubblico.

    4. La “Rete” come finestra sul mondo istituzionale
Fare rete è anche e sopratutto un modo per confrontarsi con il mondo istituzionale. Mentre piccole realtà difficilmente hanno accesso alle più elevate posizioni nell'amministrazione politica ed economica della cultura, e, anche avendolo (l'accesso) non riescono a dare un peso sufficiente alla propria voce, una rete culturale si interfaccia ad alti livelli sia nel mondo politico che nel mondo economico. Essa è vista come struttura altamente desiderabile, in quanto semplifica l'interfacciamento con le istituzioni, facendosi carico essa stessa del coordinamento di realtà diverse.
Inoltre presenta numeri, estensioni territoriali, budgets complessivi, capacità organizzativa ben al di sopra dei singoli eventi o realtà, ponendosi come referente qualificato per amministratori pubblici e responsabili di marketing.

  • Istituzioni
Verso le istituzioni, le reti si pongono come riferimenti di settori culturali o realtà territoriali, esercitando spesso attività di lobbying in favore dei valori sostenuti dal proprio “manifesto” e in favore dei propri membri. La possibilità di avere un referente unico anziche decine di realtà frammentate ed indipendenti viene fortemente apprezzata dagli enti politici, semplificando le loro attività e centralizzando le capacità decisionali. Le grandi reti transnazionali si pongono come referente privilegiato verso governi e Consiglio Europeo, partecipando attivamente ala progettazione di politiche culturali e gestione delle risorse. Le piccole e medie reti locali e le reti nazionali possono inoltre interfacciarsi tra loro diventando membri (sub-reti) di reti sovranazionali.
  • progetti europei
    Alla base di gran parte dei maggiori progetti europei (specialmente gli Interreg) troviamo Euro-Reti precostituite, che garantiscono l'innovazione dei progetti presentati e la loro continuità. I partenariati più proficui nascono da reti stabili, accomunate da uno o più “manifesti” e tendenzialmente omogenee per quanto riguarda scopi e contenuti, che sovente vantano collaborazioni e networking pregresso di tipo decennale. La coesione e condivisione di valori e risorse garantiscono


      5. Case history: vedere presentazione PowerPoint
  • Cofae, la rete spagnola dei festival: coordinamento a livello nazionale
  • EFA, European Festivals Association: visibilità e rapporto con le istituzioni
  • IETM, international network for contemporary performing arts: la grande rete orizzontale che abbraccia il mondo intero
  • ZEPA, Zone Europeenne de Projects Artistiques: una rete ed un progetto interreg

Conclusioni
A fronte di un significativo decremento delle risorse per la cultura, comune in tutto il mondo (tranne i paesi asiatici, in special modo la Cina) e estremamente rilevante e dannoso per i paesi europei che più hanno investito in questo settore, il “fare rete” può essere visto, oltre che come iniziativa auspicabile e desiderabile, anche come salvagente culturale indispensabile per ridurre i danni al sistema culturale, permettendo di condividere filiere, strutture e professionalità e conferendo un valore aggiunto ai membri stessi.
Ecco i vantaggi di essere o fare rete:
Cultura e sviluppo locale, vantaggi oggettivi e miglioramenti relativi a:
  1. territorio
  2. sistemi
  3. distretti
  4. competitività
  5. qualità della vita
perché è necessario “fare squadra” superando la frammentazione:
  1. vantaggi economici nella gestione
  2. maggiore efficacia della comunicazione
  3. maggiore visibilità
  4. autorevolezza
  5. found raising
  6. governance a rete

presupposti per un progetto di sviluppo culturale:
  1. avere un progetto condiviso, collettivo e collaborativo
  2. avere un manifesto comune
  3. procedere in modo globale e integrato
  4. intessere relazioni nuove tra i gruppi
  5. ampliare la capacità progettuale e realizzativa

Per tutti questi motivi, fare rete diventà ora da virtù a necessità, strumento indispensabile per migliorare la sopravvivenza di operatori, eventi e programma cultural.


Bibliografia:

Raimund Minichbauer, Elke Mitterdorfer:
European Cultural Networks and Networking in Central and Eastern Europe
Translated by Steve Wilder , Wien: IG Kultur Österreich 2000



Progettazione e sviluppo delle aziende e reti culturali: principi, strumenti, esperienze
di Hinna Alessandro e Minuti Marcello, Hoepli 07/2009
Networking culture - The role of European cultural networks. by Gudrun Pehn, Council of Europe Publishing, Strasbourg, 1999






giovedì 11 novembre 2010

Il teatro di strada si è evoluto, è cambiato, ed ora è l'arte di punta in Europa. Riempe i teatri come le piazze, e, se sviluppato, ha potenzialità enormi anche da noi. Il problema è che da noi mancano paragoni. Il lungo sonno culturale dell'Italia non offre la possibilità di interfacciarsi con l'Europa, se non a Mirabilia ed in pochissimi altri posti, e quindi da noi non si ha evoluzione ne circuitazione di artisti ed idee.
Noi non siamo un prestigioso festival, come alcuni ci definiscono. Siamo solo un festival che fa quel che andava fatto tempo fà, ossia abbiamo 2 centri di creazione in residenza, e sosteniamo economicamente le compagnie italiane di teatro di strada e circo contemporaneo perchè possano creare in totale autonomia e in spazi adeguati anche per diversi mesi, trovandogli le regie, le soluzioni, i contatti e parlando con loro, e poi cerchiamo di diffonderle all'estero ed assisterle quando ne hanno bisogno. Non siamo organizzatori, i contributi sono liberali e senza alcun impegno da parte delle compagnie, e non le distribuiamo ne chiediamo alcunchè. Questo andava fatto, e questo facciamo.

martedì 27 luglio 2010

videoreportage di brevi spezzoni video dal più prestigioso festival del mondo, Chalon dans la Rue.Le novità, i grandi eventi, il successo del cirko paniko. Parte 1 di 3

Page Blanche: enorme spettacolo per pittori hip hop

1



2



Karam Gurus, percussioni su strutture di materiale riciclato





Pipototal nell'enorme Basculoscopie, gigantesca struttura rotante in ferro.

1










Concerto dei Gaggio allo spazio del Circo Paniko a Chalon 2010




Clownerie alla giapponese a chalon dans la rue 2010




I Tres puntos y aparte (applauso finale) a Chalon 2010 sotto lo chapiteau del circo Paniko. Uno spettacolo da vedere! Ma dal vivo!!!




Panoramica dell'ingresso dello spazio dedicato al teatro di figura "la Cour des Marionettes" a Chalon 2010. ore 02:40 del mattino












ed ecco le prime foto, su facebook, per andaeci basta clikkarle o andare all'indirizzo http://www.facebook.com/photo.php?pid=13041304&id=440498215057#!/album.php?id=44049821








sabato 29 maggio 2010





Ecco che cominciano ad uscire le prime produzioni, viste in
anteprima a "prove aperte" nel centro di produzione di fossano o in festival di partner.Le due e un quarto, splendide nell'itinerante e divertenti e geniali nello spettacolo fisso, ove i 2 passeggini si trasformano in scena teatrale. Uno spettacolo divertente e provocante, studiato per gli adulti ma che entusiasma anche i bambini.








E poi, il 28 sera, prova aperta, solo x gli amici, dello spettacolo Arena 124 dei Pres du Plop.
Oltre alla novità della scenografia, classica ed eccheggiante lo spettacolo viaggiante di inizio 900 alla zampanò, anche i personaggi hanno subito un grande sviluppo, una metamorfosi. Dopo la farsa, ben gestita e divertente, ecco che d'improvviso tutto esplode. La farsa e la clownerie crollano, per lasciare posto alla crisi dei rapporti tra i personaggi ed al loro io reale. Poi di colpo, l'onirico ed l'immaginario, con un cambio repentino ci trasportano oltre, per accompagnarci di nuovo ai due personaggi di prima, ma che hanno instaurato tra loro un nuovo rapporto, fatto di rispetto e conoscenza.


























lunedì 24 maggio 2010

Sedersi e scrivere, magari alle 3 del mattino, con il festival così vicino, è veramente difficile. Sto scoprendo quanto sia difficile organizzare un evento più grande ed ambizioso del solito. Metti una grada da 4000 persone, e subito avrai a che fare con la commissione di vigilanza. E se tutto andava bene prima di mettere la grada, dopo non vanno più bene nemmeno le spine elettriche in giro per il festival. Organizzare un cortile poi è assurdo. Ma mollare, cedere di fronte a normative abbandonando un sogno proprio nò.
E allora.... con le unghie e con i denti!

lunedì 26 aprile 2010

Un viaggio a Costa di Mezzate, festival ben organizzato da un amico e artista, Lorenzo.
Partenza da casa la mattina, per vedere i primi spettacoli. Il paese e minuscolo, non credo arrivi ai 1000 abitanti, e ha solo 3 piazze, di cui una veramente piccola. Quindi i gruppi si turnano sulle tre piazze, in modo continuo, offrendo 3 punti con 8 ore di spettacolo, per poi fermarsi e lasciare spazio allo spettacolone finale, scelto tra le grandi produzioni europee.
Il programma prevedeva tutta una serie di piccole compagnie di teatro di strada, tutte brave, ma abbastanza gia viste (Perchè i venticinquenni fanno le stesse battute che facevamo noi 20 anni fa? Si vestono uguali, fanno gli stessi numeri, dicono le stesse cose...... e perchè i clown argentini fanno lo stesso?) comunque vari spettacoli sono divertenti, e il Funky Pudding di Luigi Ciotta è incredibilmente migliorato. In due, con qualche mese di residenza all'estero, lo spettacolo, incentrato sullo spreco della moderna società, è diventato più pulito ed incisivo, eliminate le trovate inutili e gratuiti, ridotte le parolacce, diventa interessante. Due enormi edisgustosi ciccioni mangiano, cucinano e si crogiolano in mucchi di spazzatura vera appena raccolta, invitando il pubblico a partecipare consciamente a tutti gli eccessi di spreco della nostra società. Bravi entrambi.
Ma lo scopo del viaggio è andare a vedere il Circo 238. Avevo visto il video a settembre, e lo spettacolo era lento, sconclusionato e complicato da troppe idee non ben sviluppate. Poi a febbraio, arriva in italia un ottimo regista , adrian Swarzstein, per intendersi il regista dei meravigliosi Circus Kletzmer e di Kam chatka
Beh, in una sola settimana Adrian e i 238 hanno fatto un miracolo.
Lo spettacolo è semplice, diretto, in modo da sottolineare i personaggi, gia presenti nella vecchia versione. 40 minuti di spettacolo passano in un nanosecondo

martedì 16 marzo 2010

Le Catastrophe

Sono appena tornato dal Belgio con Valentina. La scusa....una riunione riguardante un progetto europeo per produrre 4 compagnie di 3-6 elementi. La motivazione..... conoscere meglio Catherine Magis, e vedere come se la cavano i gruppi italiani che formano ormai metà delle residenze e programmazioni del Catastrophe.
Il centro si basa sulle energie inesauribili di Catherine, indistruttibile e sognatrice. Obbiettivo: dare uno spazio agli artisti per creare, in una situazione forse ancora peggiore di quella italiana. Sia in Belgio che in Italia lo stato è assente in modo completo, ma in Italia è più un fattore di mancanza di direzione e di conoscenza da parte di uno stato che sta scoprendo un settore importante della cultura e dell'economia, ed inoltre vi sono alcune regioni che, chi più chi meno, aiutano come possono. In Belgio, pare, il nulla!

Capire come Catherine e riuscita a fare ciò che a fatto è per me fondamentale. Sto percorrendo lo stesso cammino, ma sono più vecchio, con meno energie, e le devo usare al meglio per poter creare in Piemonte una situazione analoga. Ormai il teatro di strada ed il circo fatto in casa hanno fatto il loro tempo. trovare delle soluzioni funzionanti è ormai vitale, per evitare che tutti gli artisti, sopratutto giovani, ma anche le compagnie storiche, incluso me e samanta, ci si trasferisca all'estero, come già hanno fatto molti.
Disperdere in Europa l'enorme investimento che si sta facendo sui giovani nelle scuole di formazione circense e teatrale, quali la Flic di Torino, la Vertigo, la Philip Radice, le scuole di teatro, la scuola di circo di Roma e quella di Bologna e le altre 48 scuole di circo e centinaia di scuole di teatro sorte in Italia significa non solo buttare via milioni di euro investiti fino ad ora, ma anche sottrarre al nostro territorio una forza creativa che rappresenta il nostro futuro all'interno del mercato e della cultura globale. Come è sempre stato, sono i migliori a lasciarci, coloro che credono in ciò che fanno e sono disposti a qualunque sacrificio pur di realizzarlo, incluso andare a chiedere spazi e risorse in lingue estranee. Mentre , se l'alternativa italiana diventa una via fattibile, questo mescolarsi con altre realtà e un fattore estremamente positivo e stimolante, se non esiste un'alternativa, diventa una fuga e una perdita. E allora, è ora di darsi da fare seriamente